Proposta all'inizio degli anni Settanta del XX secolo da Stephen Jay Gould e Niles Eldredge, la teoria dell'equilibrio punteggiato ha segnato una svolta decisiva negli studi sulla teoria di Darwin dell'evoluzione delle specie.
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Tra gli scienziati era in quegli anni predominante l'immagine del processo evolutivo come una progressione graduale e ininterrotta di caratteri, un meccanismo di lento e inesorabile avanzamento. Eppure la documentazione fossile, allora in rapida crescita, sembrava non confermare questa ipotesi; il dato oggettivo ricavabile dalle analisi "sul campo" disegnava un quadro differente, formato da lunghi periodi di stasi, che potevano durare dai 5 fino ai 10 milioni di anni, intervallati da improvvisi e rapidi eventi di speciazione, ovvero i processi biologici che portano alla formazione di nuove specie animali e vegetali. La nuova e rivoluzionaria sintesi di Gould ed Eldredge fu così in grado di spiegare la mancanza di reperti fossili che documentassero il passaggio tra una specie e l'altra, e di riavvicinare così la pratica della paleontologia alla teoria della filosofia della scienza.
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