"Si renderà conto che abbiamo fatto cose peggiori dei nazisti." Con queste agghiaccianti parole si apre la confessione del capitano della Marina militare argentina Adolfo Scilingo al giornalista Horacio Verbitsky.
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Dopo quasi vent'anni di silenzio, sopraffatto dall'angoscia insostenibile del ricordo, Scilingo si decide a raccontare come, nel 1976, iniziò il più terrificante genocidio della storia dell'Argentina che portò alla sparizione di trentamila persone, tristemente ricordati nel mondo come i desaparecidos. Per due anni, ogni mercoledì, dalla base militare della Scuola di meccanica della Marina, aerei carichi di oppositori del regime si levavano in volo diretti verso l'oceano; migliaia di persone, prima torturate e poi narcotizzate, venivano lanciate in mare ancora vive. Un durissimo atto d'accusa contro chi partecipò al terrorismo di stato in un paese dove, a tutt'oggi i responsabili di questa strage sono ancora in libertà.
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