Sarah, bella signora di una famiglia ricca e potente del regno del Marocco, è stata violentata nella sua villa a Tangeri. Quella notte, Driss, il marito, era assente. È un funzionario di polizia di umili origini che ha fatto carriera grazie alla protezione del suocero.
[...]
Le indagini, secondo un costume consolidato, si avviano in modo inerte; il vicecommissario di turno se la prende con un disgraziato qualunque, preoccupandosi soprattutto di salvaguardare se stesso. Finché Driss non prende in mano il caso e lo porta avanti in modo nevrotico. Circondato dall'invidia, non troppo sotterranea, dei colleghi, spinto da un sentimento diviso tra l'amore e la vendetta d'onore, arriva a lambire gli ambienti più privilegiati. È sottilmente bravo Yasmina Khadra a unire allo svolgimento incalzante della trama l'approfondimento psicologico di un conflitto importante. Il marito è sincero nel dolore, ma istintivamente sente oltraggiata la propria atavica supremazia proprietaria nei confronti della donna; la moglie avverte il proprio corpo «che ormai è solo carne contaminata», ma rifiuta di soccombere a una cultura che per tradizione la vuole colpevole e che giustifica la ripugnanza del marito. I romanzi di Khadra, da anni tradotti in tutto il mondo, sono polizieschi che mirano a rappresentare una realtà più vasta. Il gioco dei personaggi, la loro inconfondibile caratterizzazione, gli permettono di attraversare, registrandone cause e fenomeni, l'intera stratificazione sociale. Una società claustrofobica, impaurita e diseguale, ma non tanto lontana, in fondo, dalla nostra.