49 a. C. Alla luce della luna, una donna dai lunghi capelli sciolti sulle spalle, il viso segnato dal tempo ma intatto nella sua bellezza, tiene tra le mani una lettera. La grafia è quella del suo amante di una vita, Gaio Giulio Cesare, e la voluttà con cui ha vergato il nome di lei, Servilia, è la stessa che a lungo li ha avvinti.
[...]
Fuori, un vento gelido sferza Roma, vento di tempesta e, forse, presagio di sventura. Varcherà il confine sacro, questo le ha scritto Cesare, il fiume Rubicone che non è concesso oltrepassare armati. Vuol dire una sola cosa: sarà guerra civile, guerra di Romani contro Romani. E il condottiero invincibile, venerato dai suoi legionari, diventerà il primo nemico della Res publica. Servilia lo conosce come nessuno al mondo e sa bene che il ragazzo tutto ossa e sguardo di fuoco, che l'ha conquistata con la sua goffaggine quando era bambina, mai sazio di guerre e di vittorie, di nuovo cerca gloria per sé e grandezza per Roma. E per questo è disposta a seguirlo ancora, come un soldato fedele, mettendo da parte gli affetti familiari e persino la propria reputazione, nelle tappe finali del viaggio di Cesare verso il mito.
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