Nell’ultima tappa del suo giro del mondo tra le anime della sottocultura ultras, l’autore si ritrova a dover attraversare di corsa un’autostrada indonesiana inseguito da un gruppo di hooligan armati di machete, convinto di non avere alcuna «possibilità di sopravvivere».
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E si chiede: ne è valsa la pena? Probabilmente no, verrebbe da rispondere, anche se quel momento concentra in sé tutta la complessità, le contraddizioni e il fascino perverso del tifo estremo organizzato al centro di questa memorabile inchiesta. Dai barras bravas argentini agli Irriducibili di Diabolik, dai Delije serbi della Tigre Arkan ai Rodychi ucraini protagonisti di Euromaidan, fino alle neonate curve del soccer statunitense, la domanda è soltanto una: cosa significa essere ultras oggi? Le risposte invece sono tante, ma racchiuse da una cornice condivisa: perché ovunque, chi «guarda la partita con le spalle rivolte al campo» combatte il conformismo dilagante, la repressione sempre più feroce dell’autorità, l’ipocrisia dei media e la commercializzazione del prodotto calcio pensata per un pubblico di consumatori-zombie derubati del fuoco della passione. Dopo aver viaggiato in quattro continenti e aver intervistato centinaia di protagonisti di una scena temuta e bramata dal potere, James Montague arriva al cuore di una comunità di «nobili fuorilegge che vivono al di fuori di ogni meccanismo di controllo», senza compromessi. Una fratellanza che sfida la società a inasprire le sue regole per il solo gusto di infrangerle.
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