Il 18 agosto del 1950 Cesare Pavese scrive le ultime parole de Il mestiere di vivere, il diario a cui si dedicava da anni: “Non parole. Un gesto. Non scriverò più”. Nove giorni dopo, il 27 agosto, metteva fine alla propria vita in una stanza dell’Hotel Roma, nei pressi della stazione ferroviaria di Torino.
[...]
Quei nove giorni da solo in città, e l’intera storia di Pavese, per Pierre Adrian in Hotel Roma diventano il tempo e il luogo di un’indagine umana e letteraria personale e vertiginosa. Così l’autore piemontese, pagina dopo pagina, si trasforma, nella ricerca del giovane protagonista e della sua fidanzata, anche nel simbolo di un’Italia sognata e, in un certo senso, della letteratura stessa. E Torino diventa, a propria volta, la destinazione dell’amore dei due protagonisti, lo stesso Pierre e “la ragazza dalla pelle olivastra”, che insieme inseguono il fantasma dello scrittore, “passeggero del vento”, e il proprio futuro.“Non ci si sbarazza di un paese come ci si spolvera la giacca, con un gesto della mano. La terra dell’infanzia ci abita per sempre. I nostri cari sono dentro di noi. A chi se ne va, la lettura di Pavese insegna questa cosa magnifica, questo presentimento che guida ogni viaggiatore: c’è da qualche parte una casa che ci aspetta”.