«Sono stato in guerra per poco più di un anno, nemmeno un settantesimo della mia vita. Ma quella, solo quella, è stata la mia vita. 11 resto non ne è stata che una premessa e un'appendice, e di questo devo chiedere scusa a mia moglie e ai miei figli.
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Perché quell'anno ha condizionato le mie scelte senza che nemmeno me ne accorgessi, ha fatto di me, per sempre, un reduce che aveva sulla coscienza quattordici ragazzi spariti. E come me hanno vissuto e vivono migliaia, milioni di uomini. Io vorrei solo chiedere, a chi ordina le guerre, se l'uomo è nato davvero per combatterle. È una domanda che né io né altn potremo mai fare direttamente a qualcuno, ma che resterà in noi anche quando saremo solo polvere. Qualcuno, a un certo punto, udrà le nostre urla.» È il 22 gennaio 1943 quando il Sottotenente si ritrova al comando d'una manciata di uomini, i soli sopravvissuti del suo plotone, per tentare la conquista di un gruppo di isbe dove passare la notte. La battaglia sembra vinta, quando nuove forze nemiche contrattaccano e disperdono il plotone. Il Sottotenente è l'unico che riesce a sganciarsi e a ripiegare, ma questa fortuna gli costerà cara: nessuno dei suoi umini tornerà indietro. Ufficialmente dispersi è il racconto di questa disperata fortuna di sopravvivere, e insieme la storia di una ricerca e di un confronto tra padre e figlio, tra apparenza e realtà, tra memoria e oblio, tra verità e identità, che riguarda molti di noi. Uno dei più corali, intensi romanzi italiani degli ultimi anni.
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